giovedì 20 novembre 2008

Se un Paese non investe sui giovani muore

Questo è un Paese per vecchi. Dove si vincono le elezioni sfruttando i temi della paura, della sicurezza, della ostilità verso il diverso. Dove ciascuno, dovendo fronteggiare l'angoscia della crisi, mette i sacchetti di sabbia alle finestre e affida la propria vita a chi gli promette che sarà capace di difenderlo, di garantirgli che nulla cambierà, nelle sue piccole abitudini quotidiane. Questo è un Paese con una classe dirigente sgangherata, a destra come a sinistra, che non affronta le sfide del futuro investendo sulle nuove risorse, i giovani. Questo è un Paese che utilizza i poveri del mondo per fare i lavori che nessuno qui vuole più fare e che lascia andare via un ceto giovanile per il quale ha speso in formazione e cultura ma al quale non è in grado di offrire opportunità adeguate regalando ad altri Paesi un patrimonio di competenze senza avere nulla in cambio, se non un ulteriore degrado nella capacità di competere.
In questi giorni Repubblica sta pubblicando le storie di migliaia di giovani che hanno trovato all'estero quegli spazi che qui nessuno si è preoccupato di garantire loro, perchè un Paese di vecchi garantisce solo i vecchi, i giovani aspettino il loro turno. Così un Paese muore ma non si vede traccia di una discussione collettiva, di una consapevolezza della questione. Invito a collegarsi a questo link, a leggere i percorsi di tanti giovani italiani che altrove stanno mettendo radici, costruendo un futuro che qui non siamo stati capaci di costruire insieme con loro.
http://www.repubblica.it/speciale/2008/appelli/ricercatori_estero/firme_raccolte.html

Se vi resta la voglia, consiglio anche la lettura di questo articolo
http://www.repubblica.it/2008/11/sezioni/politica/paese-sbloccare/poteri-vecchi/poteri-vecchi.html

Bene, a cosa serve una classe politica, di destra e di sinistra, se non affronta queste questioni? Perchè questo non diventa il tema su cui confrontarsi?

sabato 8 novembre 2008

Cosa servono due tv al Partito democratico?

Io non ce l'ho con Berlusconi se fa fare una pessima figura all'Italia definendo "abbronzato" Barak Obama, il nuovo presidente nero degli Stati Uniti. Non ce l'ho con Berlusconi se definisce i suoi avversari politici con un elenco di epiteti offensivi e volgarità. Io non ce l'ho con Berlusconi e la sua determinazione di distruggere il ruolo della democrazia parlamentare. Io non ce l'ho con Berlusconi se, da presidente del consiglio, invita in una sede istituzionale gli esponenti delle grandi imprese per parlare della crisi economica e finisce per consigliare loro di non investire risorse sulla Rai perchè darebbe "cattive notizie" facendo loro capire che invece le sue tv diffondono invece buon umore e quindi sono da preferire come investimento pubblicitario. Io non ce l'ho con Berlusconi se fa i tagli alla scuola, distrugge la ricerca, si fa le leggi ad personam, nomina nelle imprese pubbliche amici suoi con cui intrattiene affari o ai quali permette di farne drenando risorse dalle stesse imprese in cui sono stati nominati.
Io non ce l'ho con Berlusconi per tutto il resto che conosciamo, per il fatto che da anni si parla solo di lui, della tinta dei suoi capelli trapiantati, dei suoi tacchi, delle sue vere o presunte prestazioni sessuali, delle stupidaggini che va dicendo in molte occasioni per il suo gusto di piacere e far ridere.
Io mi sento come Petrolini, il grande attore che una volta a teatro, continuamente disturbato da uno spettatore del loggione, interruppe di recitare e disse: "Io non ce l'ho con te ma con quello che ti sta vicino e non ti ha ancora buttato di sotto".
Ecco, io ce l'ho con chi, invece di impegnarsi a buttarlo di sotto, perde tempo e soldi (di chi?) a fare concorrenza non al signore di Arcore ma al proprio compagno di banco di una vita.
Per spiegarmi: che servono, al Partito Democratico, due tv - Youdem e Red? Perchè D'Alema e Veltroni non riescono neppure a mettersi d'accordo a fare una tv sola del Pd ma stanno dilapidando risorse (di chi?) per fare due tv "invisibili", piccole, povere e alla fine scadenti?
E' questo che serve per mandare a casa Berlusconi? Qualcuno ha una risposta?
il cannocchiale

mercoledì 5 novembre 2008

Le grandi mosse del McCain di Arcore

Obama ha vinto a mani basse e il vecchio McCain - 72 anni, gli stessi di Berlusconi - ha reso l'onore delle armi all'avversario con un discorso di grande dignità. Qui da noi, nelle stesse ore, sono iniziate le mosse per riposizionarsi. Senza alcuna vergogna. Come sempre, a dare la linea, il Grande Capo.
I commentatori Usa sostengono che a far perdere Mc Cain abbia contribuito soprattutto Bush, il presidente col più basso indice di gradimento. Eppure meno di un mese fa, il 13 ottobre scorso, il Presidente del Consiglio, in visita alla Casa Bianca per festeggiare il Columbus Day disse: "La storia dirà che George W. Bush è stato un grande, grandissimo presidente degli Stati Uniti, sono stato onorato di poter cooperare con un uomo di grandi ideali e principi, grande visione, ma soprattutto uno che ha il coraggio di perseguire questa visione. In lui non ho mai visto il calcolo del politico ma la spontaneità e la sincerità di colui che crede in quello che fa". Grande fiuto politico, Berlusconi.
Sulle elezioni imminenti aggiunse: “Non esprimo una preferenza tra i candidati alla Casa Bianca mentre è in corso una campagna elettorale, ma non posso evitare di annunciare una mia personale, personalissima, preferenza per il candidato repubblicano”.
Quando negli Usa sono state aperte le urne, Bruno Vespa si è premurato di rassicurare che Berlusconi stava con Obama. A questo proposito, ha scritto Stefano Folli sul Sole 24 Ore, il 4 novembre: "Il presidente del Consiglio (...) è abbastanza spregiudicato per riuscire a essere, allo stesso tempo, un ottimo e leale amico di George Bush e un potenziale partner del nuovo presidente, il più critico verso le politiche dell'amministrazione uscente. I segnali che Berlusconi manda in questi giorni a Obama, destinati a intensificarsi nei prossimi giorni, sono di simpatia e collaborazione".
Il problema di Berlusconi è di piacere a tutti, comunque, sempre. Magari ora si tinge la faccia di nero - come i capelli - o assicura che anche lui ha origini "afro".

martedì 4 novembre 2008

I partiti della destra irragionevole, negli Usa e qui

Paul Krugman, vincitore del premio Nobel per l'economia nel 2008, ha scritto sul New York Times, alla vigilia dell'elezione del presidente degli Stati Uniti, un'analisi sul Partito repubblicano. Krugman ritiene che la vittoria tocchi ad Obama e quindi inserisce la sua analisi in una cornice di sconfitta per il partito di Bush e di McCain.
Ho ritenuto di segnalare una parte dell’articolo perchè, depurato dai riferimenti allo specifico contesto americano, sembra disegnare in pieno anche l'identità del nostro Partito della Libertà. La situazione è diversa: qui il Pdl governa con un'ampia maggioranza, là il GOP – Gran Old Party - sembra destinato a una sconfitta pesante. Ma la natura, l'identità, i valori, i comportamenti che Krugman attribuisce al partito repubblicano si ritrovano in pieno nella natura identità, valori e comportamenti del partito di Berlusconi. Leggete le righe seguenti (saltando le parole tra parentesi), poi provate ad appiccicarle al Pdl.
"Tuttavia pare verosimile – scrive Krugman - che la lunga trasformazione (del Gop) nel partito della destra irragionevole, paradiso di razzisti e reazionari, si acceleri (in conseguenza dell´incombente sconfitta).
Questo dato di fatto costituirà un vero problema per i conservatori moderati: molti di loro hanno trascorso gli ultimi anni
(dell´Amministrazione Bush) a negare l´evidenza, a chiudere gli occhi di fronte alle scorrettezze dell´Amministrazione e a farsi beffe della legalità. Alcuni di loro hanno cercato di mantenere questo stesso atteggiamento di negazione dell´evidenza nella stagione della campagna elettorale di quest´anno, anche mentre le tattiche della campagna (McCain-Palin) si facevano sempre più agguerrite. Uno di questi giorni, però, dovranno pur rendersi conto che (il Gop) è diventato infine il partito dell´intolleranza”.

Non è successo lo stesso nei mesi scorsi di campagna elettorale qui? Quanti commentatori moderati hanno voltato la testa dall’altra parte, allora e oggi, minimizzando l’esperienza di questi mesi di governo, la dittatura della maggioranza, gli episodi di razzismo e di intolleranza, l’orgoglio di dichiararsi fascisti, i pestaggi dei diversi, le leggi ad personam, l’abuso della legiferazione per decreto e colpi di fiducia parlamentare, il disprezzo dell’opposizione, la proclamazione ad eroi di mafiosi condannati con pena definitiva.
Tutto questo, e molto altro ancora, non confermano che il Pdl sia – a tutti gli effetti – il partito dell’intolleranza, in un’Italia sempre più cattiva ed egoista? Quali responsabilità portano sulle proprie spalle coloro, tra cui gran parte dei commentatori del Corriere della Sera a esempio, che preferiscono non vedere?

lunedì 27 ottobre 2008

L'Italia è meglio di chi la governa?

Veltroni alla manifestazione del 25 ottobre ha detto che l'Italia è meglio della destra che la governa. Grande dubbio: a mio avviso l'Italia nelle viscere è in grande sintonia con chi la governa. Ci sono popoli che non cambiano mai, il nostro Paese non è mai uscito da una guerra accanto a quelli con cui c'era entrato. Siamo stati un popolo di emigranti, in Europa e verso le Americhe, e oggi non riconosciamo lo stesso diritto a cercare una vita migliore a quanti arrivano sulle nostre coste, non rinunciando però a sfruttarli facendo fare loro quei lavori che noi non vogliamo più fare a un salario di fame.
Siamo un popolo che vive le regole come un inciampo, che ha liberamente scelto di farsi governare proprio da questa destra «peggiore», senza alcun problema ad accettare come un fatto normale l'aberrante macchina di potere berlusconiana, fatta di dominio politico-controllo economico-monopolio mediatico.
Il nostro è un Paese senza memoria, ogni volta che è in difficoltà cerca qualcuno che lo salvi (come Prodi, a esempio) salvo poi buttarlo senza problemi. A Berlusconi viene perdonato tutto, senza accorgersi (o facendo finta di non accorgersi) quanto i suoi comportamenti, la sua politica stiano intossicando il corpo democratico. Io mi sento straniero.

martedì 21 ottobre 2008

Due uova al tegame, un ricordo di Vittorio Foa

Vittorio Foa ci ha lasciato. Una bella vita si è chiusa. Molti hanno scritto di lui, qui voglio ricordare un incontro, a Milano. Erano gli Anni Settanta e si era appena separato, dopo una lunga vita insieme, dalla moglie Lisa. Stava riorganizzando la propria esistenza, con la curiosità che metteva sempre nelle cose che faceva. In quel momento la sua urgenza era molto semplice, quasi elementare eppure paradossale considerando gli anni che aveva, più di 70. Eravamo a pranzo, dalle parti di via Lamarmora, e Vittorio mi chiedeva come si cucinano due uova al tegame. Glielo spiegai, convinto mi stesse prendendo in giro. Poi uscimmo e andammo a comprare le pentole, di varia misura, che sarebbero dovute servire per organizzare la sua nuova dimensione. Foa era scoppiettante nella sua ironia, nel modo con cui si apprestava ad affrontare un nuovo passaggio della sua vita, con la voglia di ricominciare senza soffermarsi sulla malinconia di una storia appena chiusa. Aveva passato otto anni, quelli della giovinezza, nelle prigioni fasciste, aveva attraversato i tempi terribili della guerra, della ricostruzione, delle sconfitte della sinistra, del fallimento di una vita coniugale conservando intatta la curiosità per il mondo. Forse in questo c'entra il suo essere ebreo, con l'abitudine a ricominciare ogni volta. Stasera mi cucinerò due uova al tegame, sarà la mia cerimonia funebre in suo onore. Un abbraccio.

domenica 19 ottobre 2008

Brunetta, il genio senza memoria

Tra i ministri in carica è uno dei più popolari. Ogni volta che lo intervistano, in tv o sui giornali, è categorico, deciso, inflessibile. Si presenta come l'uomo del cambiamento, quello che metterà a posto la burocrazia, i "fannulloni", come se realizzare l'efficienza nella pubblica amministrazione fosse solo una questione di premi e punizioni. Quando parla sembra Joe Belushi nei Blues Brothers, "in missione per Dio". Ispirato da una chiara visione del futuro. Ce ne ha dato prova in questo scambio con Aldo Cazzullo, del Corriere della Sera, il 15 giugno 2008:

«Ma è un fatto, non una mia opinione: il declino non esiste. Non esiste la recessione, né in Italia né nel mondo: recessione è quando per due, tre trimestri di fila il pil diminuisce; invece l’Italia è sempre cresciuta, sia pure poco. Non esiste neppure la crisi dei subprime ».
Come non esiste?
«Esiste una crisi di crescita. E di governance. Ma i subprime non c’entrano niente. I derivati sono un aspetto virtuoso, positivo, della straordinaria crescita economica americana di questo decennio. La tensione sui subprime incide in minima parte sui bilanci delle banche. Crederà mica che la Northern Rock sia fallita per i subprime? È crollata la fiducia dei risparmiatori. Dobbiamo e possiamo recuperarla».
Sì, ma in che modo?
«L’economia italiana non è messa male...(...) Tremonti è fantasioso, io sono fantasioso. Giulio ha grandi visioni, io ho grandi visioni. Lui è geniale, io sono geniale. Ecco, il nostro è un rapporto tra due persone geniali».

martedì 14 ottobre 2008

Classi differenziate per gli emigranti

Il leghista Roberto Cota ha presentato una mozione sull'istituzione nella scuola dell'obbligo di classi riservate agli alunni stranieri che non parlano o parlano poco la nostra lingua, le «classi d'inserimento ».
La mozione è passata tra le polemiche con una maggioranza di venti voti: 265 sì e 246 no e un astenuto. È stato necessario il cambiamento di alcuni termini per scongiurare una spaccatura nella stessa maggioranza: «classi di inserimento» piuttosto che «classi ponte», un sostantivo che lascia dei dubbi sull'attraversamento, e sottolineando che la finalità del provvedimento è quella di «favorire» l'ingresso piuttosto che «autorizzarlo», dal momento che le autorizzazioni con la formazione non hanno molto in comune. L'ingresso degli studenti stranieri nelle nostre scuole in futuro dunque potrebbe avvenire attraverso nuove regole: somministrazione di test e altre prove di valutazione. Chi non le supererà verrà inserito in apposite classi che dovrebbero favorire l'apprendimento della lingua italiana, propedeutico all'ingresso nelle classi tradizionali. Altra novità: non sarà consentito l'inserimento degli studenti stranieri nelle classi ordinarie oltre il 31 dicembre di ciascun anno e la loro distribuzione dovrà essere proporzionata al numero complessivo degli alunni.
"La mozione di Roberto Cota - scrive il Corriere della Sera - ha rischiato di determinare una frattura nella stessa maggioranza. Alcuni esponenti si sono dissociati in modo netto come i deputati del Pdl Nicolò Cristaldi e Mario Pepe. L'idea di combattere l'emarginazione creando classi speciali non ha convinto soprattutto il vice presidente dei deputati del Pdl, Italo Bocchino. L'idea sarà anche buona, ha osservato, ma la formulazione risulta alquanto infelice. Bocchino ha suggerito alla Lega di cambiare alcune parole: meglio chiamarle «classi di inserimento». Cota, relatore, che aveva al suo fianco il leader della Lega, Umberto Bossi, e il sottosegretario all'Istruzione, Giuseppe Pizza, per il governo, hanno accolto il suggerimento e la mozione è stata approvata".

Saviano costretto a lasciare l'Italia

Roberto Saviano rischia la vita. E decide di andarsene, per riprendersi la vita, per recuperare un diritto che si è giocato per denunciare il ruolo della camorra, del clan dei Casalesi nella guerra per il controllo dell'economia in Campania e fuori dalla stessa regione. Qualche tempo fa lo scrittore denunciò che erano arrivati in via della Spiga, un luogo simbolo nel cuore del potere economico-finanziario milanese. Il suo sfogo accorato merita di essere conosciuto, lo farei leggere in classe per spiegare come sia difficile realizzare la legalità nel nostro Paese. Si parla tanto, e a sproposito, di sicurezza e lo Stato non è nemmeno in grado di tutelare chi si batte per contrastare con la semplice forza delle parole la criminalità diffusa, che controlla aree importanti e vaste in Italia.

http://www.repubblica.it/2008/10/sezioni/cronaca/camorra-3/lascio-italia/lascio-italia.html

Finalmente se ne sono accorti

L'avevo detto qualche giorno fa, basta rileggere il commento "La finanza e von Clausewitz". Ieri il presidente della Consob ha lanciato un allarme preoccupato:"Suscitano nuove preoccupazioni - ha spiegato Cardia - le conseguenze che la situazione del mercato può avere sull'esposizione delle società quotate a tentativi di acquisizioni ostili. Le indagini della Consob consentono peraltro di affermare che gli intermediari più attivi dal lato delle vendite del mercato azionario italiano sono esteri o di matrice estera. Anche gli ordini di vendita più consistenti ricevuti da intermediari italiani sembrano provenire dall'estero".
Ancora qualche tempo, poi i compratori verranno allo scoperto. Allora probabilmente bisognerà porre mano alla mappa del potere economico-finanziario italiano.

venerdì 10 ottobre 2008

Cosa sono i mutui subprime? C'è un nero in Alabama..

Suggerisco la visione di questo filmato, uno scambio tra due comici inglesi sui mutui subprime.
Attenti a quanti dicono in questi giorni che una crisi finanziaria come questa era difficile da prevedere. Questo duetto, molto divertente, è dell'agosto 2007. Grazie a Guillermo, che me lo ha fatto avere, con la versione inglese e spagnola.
Poi vi propongo l'articolo sugli effetti della crisi finanziaria in Giappone di Francesco Sisci, il cui blog ho messo tra i miei preferiti in fondo a questa pagina

http://www.invertired.com/quimu/videos/25/34

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/giornalisti/hrubrica.asp?ID_blog=98

giovedì 9 ottobre 2008

La bolla del credito al consumo

Comprare a debito è stato per molti anni percepito come un comportamento da non far sapere, lo si è fatto spesso di nascosto e quasi sempre per motivi molto seri. Un tempo, quasi nessuno avrebbe pensato di indebitarsi per fare un viaggio. Negli ultimi anni invece, la gente ha cominciato a fare la fila per i finanziamenti al consumo nei negozi di elettronica, nei supermercati. Non ci si è vergognati più e l'abitudine a vivere a rate ha smesso di essere un tabù. Quello che non si poteva comprare con lo stipendio lo si acquistava a debito. Ma questo sistema non è stato usato solo per le spese strategiche di una famiglia, è diventato un modo per permettersi quello che si desiderava, pensando di pagarlo un po' alla volta, tanto "pagare e morire c'è sempre tempo.
Il vero rischio, anche in Italia, della crisi finanziaria di questi giorni è una ricaduta drammatica per tutte le famiglie “a rischio” che vivono in condizioni di precarietà, con redditi bassi.
Il sistema bancario, un tempo reticente verso il “prestito personale”, da anni ha puntato molto sul sistema del credito al consumo. Per le banche, è molto più facile ottenere un pignoramento su uno stipendio che fare un recupero crediti su qualunque impresa.
Oggi per molte famiglie il rischio è di non riuscire più a far fronte alle rate da pagare, già lo si vede con il mutuo della casa, in cui il tasso variabile ha superato il tasso fisso. Le aziende che hanno venduto a debito potrebbero trovarsi in difficoltà a fronteggiare una forte crescita dei crediti, soprattutto se impossibili da incassare, visto che il sistema bancario sta chiudendo il rubinetto del credito. Se si innesca un meccanismo a catena, anche la bolla del credito al consumo può esplodere: l'unico salvagente che si può lanciare è allungare la durata del debito per tempi indefiniti. La conseguenza sarebbe una drammatica impossibilità per molte famiglie di accedere a lungo al credito. Con riflessi devastanti sui consumi.

La finanza e von Clausewitz

Carl von Clausewitz, ufficiale dell'esercito prussiano, combattente nelle guerre napoleoniche, è famoso per il trattato di strategia militare "Della guerra" pubblicato nel 1832.Il concetto base di quest'opera è: "La guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi. La guerra non è dunque, solamente un atto politico, ma un vero strumento della politica, un seguito del procedimento politico, una sua continuazione con altri mezzi".
Basta cambiare una parola:"La finanza non è che la continuazione della politica con altri mezzi..." Forse si ha una chiave di lettura della crisi di questi giorni. Chi ha i mezzi oggi si può comprare pezzi strategici delle più importanti economie del mondo. Tra qualche tempo ne avremo notizia. In Italia, a esempio, oggi comprarsi Fiat, qualche banca importante, le imprese della telecomunicazione non è un'operazione così ardua. I risparmiatori, gli investitori professionali buttano via i titoli, cercando di salvare la pelle: qualcuno li sta comprando, le azioni non sono coriandoli sparsi per l'aria, prima o poi sapremo in mano di chi sono finite. Passato l'uragano, i nuovi assetti prenderanno forma e sarà possibile, allora, vedere chi ha vinto questa battaglia, nella guerra (infinita?) per il potere sul mondo.

Ma questa crisi, chi la paga?

Nel 1987 ho scritto un libro sulla prima crisi globale dei mercati finanziari, "Il grande sboom", editore Etas libri. Venne a presentarlo Mario Monti, ebbe un discreto successo di vendite e di critica. Lo ricordo perchè in questi giorni i titoli dei giornali e delle trasmissioni radio-tv sono identici a quelli usati in quel libro per i vari capitoli:"Allacciate le cinture", "Svegliarsi conTokyo e prender sonno con Wall Street", "Non gettatevi dalle finestre", "Il grande falò"..
In 20 anni le immagini per descrivere la caduta dei mercati restano sempre le stesse, come se le parole non riuscissero a rinnovarsi, a esprimere nuovi significati.
Invece questa crisi è molto diversa da quella di allora e del 2001.
Quelle erano state avvisaglie, l'indicazione di un guasto cui non si è voluto porre riparo.
Come un ascensore, che ogni tanto si fermava d'improvviso. Invece di indagare sulle cause l'amministratore del palazzo si è limitato a far venire il tecnico, a cambiare una rotella magari o ingrassare il cavo, preoccupandosi che ripartisse al più presto. Poi, un giorno, la cabina si è schiantata al piano terra e, dopo aver soccorso morti e feriti, si è scoperto che quell'ascensore era logoro, e andava cambiato. Nessuno vuole assumersi la colpa: l'amministratore " gli inquilini non volevano, funziona ancora, dicevano", il tecnico "l'avevo segnalato ma si pensava che volessi speculare sulla paura per vendere un altro ascensore", gli abitanti della casa "ogni tanto si sentivano dei rumori, ogni tanto si fermava ma era ancora in buono stato, per cambiarlo bisognava essere tutti d'accordo". Intanto, in attesa di rifare l'impianto, tutti vanno a piedi.
Male non fa, ma certo la vecchietta che sta al quinto piano farà fatica a fare le scale e la sua vita per un po' peggiorerà. Il ragazzo handicappato del terzo uscirà meno, è difficile portare su e giù la carrozzella e lui bisogna portarlo in braccio. I due giovani del quinto piano soffriranno meno, andavano già prima in palestra, il fiato non gli manca. E i signori del quarto si sono trasferiti "fino alla fine dei lavori" nella casa fuori città, una villetta con giardino dove le scale non ci sono.
Al solito, le crisi colpiscono in modo diverso, ma sempre sono i più deboli a pagare il prezzo più elevato. C'è bisogno di una solidarietà più diffusa, un'attenzione maggiore a chi sta facendo fatica. Proprio il contrario di quello che si sta facendo nel nostro palazzo Italia, dove è diventato di moda essere cattivi ed esibirlo con orgoglio.
Propongo alcuni articoli sulla crisi finanzaria che mi sembra meritino una lettura,
http://www.corriere.it/economia/08_ottobre_09/mucchetti_focus_crisi_borse_finanza_31684ade-95c8-11dd-86ba-00144f02aabc.shtml

http://www.corriere.it/economia/08_ottobre_09/caretto_manager_sullivan_aig_liquidazione_4e0acd0a-95c9-11dd-86ba-00144f02aabc.shtml

martedì 7 ottobre 2008

Morire all'alba, da clandestino, vicino Milano

Questa storia non troverà posto nei titoli dei telegiornali, nessun quotidiano la metterà in prima pagina. Anche questa è Italia, nel Nord ricco e leghista.

E’ morto da clandestino Zoilo Gutierrez, se n’è andato portandosi dietro un sogno che si snodava ogni mattina lungo i quaranta chilometri (tra andata e ritorno) che percorreva in bicicletta da Cavenago Brianza fino a Treviglio. Per lui erano i chilometri della speranza, dei soldi da guadagnare lavorando al supermercato Pellicano di Treviglio, nel “capoluogo” della Bassa Bergamasca, dei soldi da utilizzare per far vivere un po’ meglio i suoi tre figli rimasti in Bolivia, che un giorno avrebbe voluto far venire in Italia.
Il sogno del clandestino Zoilo era la normalità: una famiglia, magari riconosciuta dallo Stato, tranquilla e modesta nel cuore della Padania. Una situazione lontanissima dal suo stato di clandestino, lontana quanto le Ande dall’Italia, che i suoi tre figlioletti non hanno mai visto. Zoilo Gutierrez, 37 anni, alle quattro del mattino di lunedì 5 ottobre si è svegliato in un appartamento di Cavenago, a fianco della moglie, anche lei irregolare in Italia. Da anni pagava l’affitto, in nero, probabilmente ad un titolare italiano (sul suo conto ci sono accertamenti in corso). Alle quattro e mezza, come faceva ormai da qualche anno, Zoilo è partito su una bicicletta da donna, l’unico mezzo di spostamento che aveva a disposizione, per raggiungere Treviglio entro le 6,30. Iniziava a lavorare a quell’ora. Era quasi arrivato al suo traguardo quotidiano. Si trovava già in territorio di Treviglio e pedalava verso la cittadina lungo l’ex Statale Padana Superiore. E’ stato travolto da una Fiat Multipla: a bordo quattro muratori romeni. Zoilo è morto sul colpo, è rimasto a terra. Addosso aveva una giacca a vento mal messa e in una tasca un malloppo di tessere telefoniche internazionali. In un’altra un passaporto. Nessun documento d’identità. La polizia stradale ha individuato sua moglie dopo mezza giornata. La donna, disperata, ha riconosciuto il marito al cimitero.

lunedì 6 ottobre 2008

ogni giorno varia il menu della paura

Ogni giorno ci viene servita una paura diversa.
La paura del clandestino.
Dell'extracomunitario, in particolare romeno, albanese, nigeriano.
La paura di uscire la notte.
La paura del parcheggio sotto casa.
La paura degli scippi, dei furti, degli stupri.
La paura della fine del mondo. La paura del nucleare. Ma anche di quando finirà il petrolio.
La paura dei comunisti.
La paura dei rom, che ci portano via i bambini.
La paura dei pedofili, e se il maestro unico è...
La paura di perdere il posto di lavoro. La paura di andare in pensione. La paura di andare a vivere da soli. La paura di metter su una famiglia, fare dei figli. Di avere un cane, perchè magari si mangia i bambini.

Nel menu di oggi compare una nuova voce: "Allarme degli scienziati, a rischio una specie di mammiferi su quattro", in pericolo tigre, gorilla e orso polare. Ieri si erano persi i pinguini a Rio.

Quanto vale la parola di Bossi

Il senatore Bossi, in un'intervista alle "Iene" dei giorni scorsi, ha detto che il Paese che ama di più è la Svizzera "perchè la gente - ha precisato - può votare su tutte le leggi e i provvedimenti del Governo". Passa una settimana, il Consiglio di Stato impedisce lo svolgimento, a Vicenza, di un referendum popolare sull'allargamento della base Dal Molin a favore delle truppe Usa, di stanza nella città. La gente il 5 ottobre è andata a votare lo stesso, in forma autogestita.Per tutta la domenica il senatore Bossi, che pure non disdegna di fare la voce grossa quando gli va, si è guardato bene dall'invitare i suoi fedelissimi leghisti vicentini ad andare a votare. E' rimasto zitto, alla faccia del diritto della gente "a votare su tutte le leggi e i provvedimenti del Governo". A riprova di quanto poco valgano le parole dei leader politici che dominano la scena italiana.